Un grande passo fu compiuto allorquando nel 1628, William Harvey (1578-1657) riuscì a descrivere la circolazione del sangue. Nella sua monografia “Exercitatio Anatomica de Motu Cordis et Sanguinis in Animalibus”, egli dimostra che tutta la massa sanguigna è costantemente in movimento in una direzione determinata.
In questo periodo, di contro, gli spiriti più illuminati nel campo medico mettono in dubbio che il sangue possa avere tutte le qualità che gli vengono attribuite.
Queste conclusioni non impediscono che nel 1680 Francesco Fulli affermi in un primo tempo di aver scoperto la trasfusione di sangue e di confessare successivamente di non avere mai realizzato nessuna pratica del genere, anche in presenza del Granduca di Toscana, Ferdinando II, testimone il 13 Agosto 1852, stando a quanto egli aveva scritto, delle sue prime esperienze. Per discolparsi, il Folli, adduce il pretesto di aver voluto, eccitando le gelosie dei sapienti, incitarli a compiere studi nel campo trasfusionale, così importante ai suoi occhi, nell’interesse dei malati.